Trama: |
«Centodieci attori di venti Comuni diversi, quindici armi e decine di vestiti d'epoca. Riprese effettuate con una sola telecamera digitale e un microfono professionale, nessun aiuto finanziario da chicchessia. Terminate le riprese ho ricevuto dei patrocini da parte di qualche Comune e svariati collaboratori. L’unico rammarico è quello di non aver potuto usufruire dall’inizio del lavori di questi contributi per utilizzarli a beneficio del film stesso e migliorare così la qualità e tanti altri aspetti tecnici. Comunque Panas, aldilà dei sostegni economici, ha riscosso un ottimo successo in quanto richiesto in tutta l’isola.
”Panas” si ispira nel titolo alla antica leggenda sarda che narra che le donne morte di parto siano condannate per sempre a lavare al fiume i panni dei loro piccoli mai nati. Le sventurate tornano ogni sette anni, nelle notti di luna piena. Dalle dolenti figure di queste madri incolpevoli prende l’avvio una vicenda di misteri e intrecci familiari, un racconto in costume sardo che copre un arco di tempo dal 1890 al 1925. Nel plot, due gemelli dal diverso destino, un duca, una vendetta, la figura dell’Accabadora col suo martelletto di olivastro. Lo sfondo sono le campagne di Pimentel e Samatzai, la Casa Orrù di San Raimondo di Gesturi, il Museo di Mandas, la ferrovia di Monserrato. Sonoro in italiano e sardo con sottotitoli, musiche originali di Efisio Burranca, maestro di launeddas. Regia, luci e montaggio di Tiziano Pillitu. Aiutoregista, Angela Marras. Trucco e costumi di Serenella Sanna e Roselma Schirru. Ripreso in digitale con una sola telecamera, “Panas” (1 h, 36 di durata ), è arrivato alle fasi conclusive, dopo circa un anno di lavorazione.... |