David Hemmings: Marc Daly Daria Nicolodi: Gianna Brezzi Gabriele Lavia: Carlo Macha Méril: Helga Ulmann Eros Pagni: commissario Calcabrini Giuliana Calandra: Amanda Righetti Glauco Mauri: professor Giordani Clara Calamai: madre di Carlo Geraldine Hooper:
3D:
NO
Digitale:
Trama:
Torna nelle sale restaurato in 4K uno dei più grandi film del Maestro del brivido Dario Argento, una delle vette del thriller mondiale in cui il regista ci trasporta in un giallo visionario e labirintico. Un enigma alla soglia dell’astratto, realizzato con una regia assolutamente libera di esplorare i meandri dell’inconscio e dell’irrazionale. Tra l’onirico e l’ipnotico, l’efferato e il musicale, Profondo Rosso costituisce ancora oggi un’esperienza cinematografica insuperabile.
Il pianista jazz Marcus Daly (David Hemmings) assiste casualmente all'omicidio della
medium Helga Ullman (Macha Méril), ma senza riuscire a riconoscere l'assassino.
Coinvolto dalla giornalista Gianna Brezzi (Daria Nicolodi) decide di indagare, venendo
trascinato in una spirale di avvenimenti e scoperte a cui fa da sfondo una Torino
spettrale e minacciosa.
«Va bene, molto bene. Forse un po’ troppo “per bene”. Troppo pulitino, sì, preciso,
troppo formale. Dev’essere più “buttato via”».
Le parole con cui il protagonista redarguisce con garbo la sua jazz band sono le
prime che udiamo, prima che il montaggio ci trasporti di colpo altrove. È una
dichiarazione di intenti da parte di Argento, lì dove “buttare via” corrisponde a
seguire l’istinto, i sensi, i pensieri, le suggestioni del sogno.
Ma le regole vengono già infrante durante i titoli di testa, quando vengono interrotti
da un primo flashback, come se quella colonna sonora destinata a essere conosciuta
da tutti fosse spezzata proprio per coloro che, già pronti a canticchiarla, il film non lo
hanno ancora mai visto.
A metà strada tra la sua precedente “trilogia degli animali” - L’uccello dalle piume di
cristallo (1970), Il gatto a nove code (1971), Quattro mosche di velluto grigio (1971) - e
l’estasi sensoriale di Suspiria (1977), Profondo Rosso è lì che galleggia a filo d’acqua
tra razionale e irrazionale, prendendo da entrambi tutto ciò che l’intuizione del
momento può dargli.
Profondo Rosso è un film di frammenti, di incastri, di divagazioni musicali in cui,
scena dopo scena, sembra di essere sempre all’inizio di un nuovo abisso. La logica e
la coerenza lasciano spazio quasi assoluto alla suggestione, all’incanto e alla paura in
tutte le sue forme.
Un film a cui abbandonarsi completamente, seguendo il flusso incosciente
dell’indagine e del mistero.
(RI)VEDERE PROFONDO ROSSO AL CINEMA
Profondo Rosso è prima di tutto un’esperienza sensoriale. Le scelte della regia di
Argento - inaspettate, imprevedibili - rendono ogni scena un piccolo universo
cinematografico a sé.
La colonna sonora firmata da Giorgio Gaslini e dai Goblin di Claudio Simonetti,
spaziando tra jazz e prog, avvolge il tutto con un manto di terrore ed estasi.
Musica e immagini si trascinano a vicenda in uno stimolo continuo, alternando
atmosfere conturbanti e sobbalzi, momenti brillanti e totali immersioni nell’oscurità.
Il mistero, la paura, la psiche, l’indagine, lo smarrimento: Profondo Rosso è thriller
puro, una discesa libera a cui abbandonarsi davanti al grande schermo.
Dopo anni di pensieri e desideri, Cat People nasce nel 2023 per riportare il cinema
sul grande schermo, cercando sia lo sguardo delle nuove generazioni, avide di
stimoli, sia quello di chi quel cinema ha avuto la fortuna di viverlo.
«Vogliamo riportare in sala film significativi per tutti, senza divisioni di categoria, per
far (ri)vivire quella dimensione di stupore, trasporto e scoperta che il cinema del
passato è ancora in grado di dare. Il pubblico negli ultimi tempi ha infatti premiato le
riedizioni di classici di ogni tipo, ma ci sono ancora interi decenni, generi e autori non
celebrati a dovere».
Alessandro Tavola
«Il cinema italiano è ricco di film unici e irripetibili, amati e riconosciuti in tutto il
mondo. Volevamo che la nostra prima uscita fosse italiana ed emblematica, e per noi
è stato naturale scegliere Profondo Rosso perché racchiude in sé tutto ciò che il
cinema può essere e fare. Proprio pensando a questo tipo di iconicità, il nostro
prossimo titolo sarà Cannibal Holocaust del compianto Ruggero Deodato, un film
cruciale nella storia del cinema e del suo linguaggio».
Raffaele Petrini
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